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Disoccupazione, lavoro e il legame con i fondi pensione

3 Giugno 2024 / Novità

La disoccupazione è un fenomeno economico e sociale di grande rilevanza che influisce profondamente sulla stabilità delle economie e sul benessere delle persone.

Mentre a livello globale la situazione lavorativa è in continua evoluzione, influenzata da fattori economici, geopolitici e sociali, in Italia le dinamiche del mercato del lavoro sono complesse e interconnesse con il sistema pensionistico. In questo articolo, dopo una panoramica sulla disoccupazione globale e italiana, esaminiamo il rapporto tra lavoro e pensione, con un focus sull’importanza della previdenza complementare in questo quadro tutt’altro che semplice.

Nonostante le difficoltà economiche mondiali del 2023, Geopolitical Futures evidenzia come i tassi di disoccupazione globali siano scesi al di sotto dei livelli pre-pandemici: la media mondiale di persone classificate come disoccupate è di circa il 5%. Tuttavia, la situazione varia significativamente tra le regioni, con il Sud-Est asiatico che presenta un tasso di disoccupazione del 2,5%, mentre l’Africa del Nord raggiunge l’11,3%.

L’Organizzazione Internazionale del Lavoro sottolinea che esistono squilibri strutturali nei mercati del lavoro globali; nello specifico, la crescita salariale non tiene il passo con l’inflazione in molti paesi del G20, e le incertezze derivanti dai conflitti geopolitici aggravano la fragilità del mercato del lavoro.

A questo quadro si aggiunge la previsione della Banca Mondiale di un ulteriore rallentamento dell’economia globale, il che rappresenta una sfida critica per la tenuta del mercato del lavoro.

In Italia, l’Istat ha registrato a febbraio 2024 un aumento sia degli occupati sia dei disoccupati, con una diminuzione degli inattivi. Il tasso di occupazione è salito al 61,9%, con un incremento dello 0,2% rispetto al mese precedente. L’aumento dell’occupazione ha riguardato principalmente uomini, persone con più di 24 anni e dipendenti permanenti, mentre è calata tra le donne, i giovani di età compresa tra 15 e 24 anni, i dipendenti a termine e gli autonomi. Il tasso di disoccupazione totale è salito invece al 7,5%, mentre quello giovanile ha raggiunto il 22,8%.

Rispetto a febbraio 2023, il numero di occupati è aumentato dell’1,5%, coinvolgendo tutte le fasce d’età ad eccezione dei giovani tra i 15 e i 24 anni; il tasso di occupazione è cresciuto dello 0,8% in un anno, mentre il numero di persone in cerca di lavoro e quello degli inattivi sono diminuiti rispettivamente del 3,2% e dell’1,9%.

Quello della disoccupazione, nonostante il generale miglioramento della situazione (Italia compresa), non è l’unico problema che caratterizza la società; a questo si aggiunge, infatti, il mix di precarietà del lavoro e salari bassi (o addirittura fermi a 30 anni fa).

Allo stesso tempo disoccupazione, precarietà del lavoro, le carriere discontinue e i salari bassi rappresentano un serio problema per il futuro pensionistico dei giovani italiani: secondo un’indagine del Consiglio Nazionale dei Giovani e di Eures, i giovani che oggi hanno meno di 35 anni potrebbero dover lavorare fino a oltre 70 anni per ottenere una pensione di poco superiore all’assegno sociale; l’OCSE, invece, stima che i giovani italiani che hanno iniziato a lavorare a 22 anni nel 2020 andranno in pensione a 71 anni, il dato più alto tra i paesi europei.

E non è tutto. Nel 2021:

  • i lavoratori sotto i 25 anni hanno guadagnato in media solo 8.824€, il 40% della retribuzione media complessiva;
  • i lavoratori tra i 25 e i 34 anni hanno ricevuto in media 17.076€, il 78% della retribuzione media;
  • le donne giovani guadagnano significativamente meno rispetto ai loro colleghi maschi.

L’indagine segnala un aumento della polarizzazione salariale tra i giovani, con una crescita della percentuale di quelli con retribuzioni annuali inferiori a 5.000€ e di quelli con retribuzioni superiori a 30.000€. I contratti a tempo indeterminato tra i giovani sono diminuiti, mentre i contratti atipici o a tempo determinato sono aumentati.

In questo quadro, la previdenza complementare diventa essenziale per costruire una maggiore sicurezza economica negli anni della pensione; i fondi pensione come Fondo Pegaso, infatti, rappresentano una soluzione (seppur parziale e personale) per contrastare l’erosione delle pensioni e la riduzione del tasso di sostituzione (che misura la transizione dal reddito da lavoro a quello pensionistico e di cui abbiamo parlato in questo articolo).

Grazie a una serie di importanti vantaggi fiscali e di benefici legati ai contributi versati nella propria posizione, i fondi complementari come Fondo Pegaso offrono un’opportunità per accumulare un capitale integrativo, assicurando un miglioramento del tenore di vita post-pensionamento rispetto a quello che si otterrebbe con la sola pensione pubblica.

La disoccupazione e la precarietà lavorativa sono sfide che richiedono soluzioni strutturali che, tuttavia, continuano a non arrivare.

La previdenza complementare rappresenta dunque una risposta efficace per garantire almeno in parte un futuro economico più stabile ai lavoratori, in particolare i più giovani, che si trovano a fronteggiare un panorama pensionistico sempre più incerto.

In un contesto dove le pensioni pubbliche non riescono a garantire un adeguato livello di sostentamento, è fondamentale essere proattivi: per maggiori informazioni, contattaci!